ComplexManagement
Le Azienda hanno la Necessità di vivere bene in realtà sempre più complesse e mutevoli, con l'Obiettivo di attirare e mantenere (retention) Competenze e Talenti in continua evoluzione. La ricerca di Soluzioni nell'ambito vago e vasto del Benessere (Wellness) aziendale richiede la verifica pragmatica di Evidenze esperienziali, scientifiche, metodologiche e manageriali che qui presentiamo, al fine di capire chi possa meglio realizzare questa Value Proposition (approccio N.O.S.E.).
Sono nati quindi ruoli quali il Chief Happiness Officer, o Manager della Felicità, abusando di un termine estremamente generico quale "Felicità" o "Happiness". Ma.... Chi è Chief Happiness Officer - Manager della Felicità Sostenibile? Chi può efficacemente essere in grado di diffondere in Azienda delle moderne e scientifiche Life Skills che mirino a:
- rendere le Persone più adatte a gestire l'Ansia;
- aumentare la loro Resilienza (rimanere in cammino malgrado...) in contesti di elevato e continuo stress - da trasformare in eu-stress;
- favorire la volontà e la capacità di prendere decisioni;
- insomma, rendere l'Ambiente aziendale arricchente e stimolante anche dal punto di vista delle Competenze Esistenziali (Life Skills);
con il risultato di incrementare misurabilmente la Motivazione delle Persone, la loro Proattività e, quindi, la loro Fidelizzazione (retention).
Tutto ciò può trovare una sintesi concettuale e terminologica in queste coppie: "Felicità Sostenibile" / "Deep Happiness" e "Sogni Creatori" / "Autostima".
Per realizzare qualcosa di attinente a tali termini occorre, come richiesto da un sano approccio scientifico:
- partire da una Definizione Operativa di Felicità;
- definire e conoscere bene il Contesto operativo di un Motivatore / Chief Happiness Officer / Manager della Felicità ;
- capire chi sappia connettere teoria e pratica, ossia: Chi è un Motivatore / Chief Happiness Officer / Manager della Felicità.
Iniziamo!
Definizione Operativa di Felicità
Su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere! - Ludwig Wittgenstein
Felicità...cos'è? Come chiarisco nel libro "Felicità Sostenibile", occorre distinguere la "Felicità puntuale (o di picco)", relativa al raggiungimento di un risultato (fonte, in realtà, di infelicità per effetto della ossessiva reiterazione della stessa felicità puntuale che induce), rispetto alla molto più sana "Felicità Sostenibile". Quest'ultima è definita come "Il Cammino verso un proprio Orizzonte di Sogno Creatore", di Sfida li medio-lungo termine. In tale libro, infatti, è centrale la funzione del Sogno Creatore - quello a occhi aperti, progettuale, visionario - per una sostenibile Felicità che si rinnovi autonomamente nei momenti di difficoltà o di infelicità, al fine di rimettersi sempre in Cammino - malgrado le cadute o le difficoltà. Un primo risultato benefico di ciò è la Resilienza - stabilmente incorporata.
Quindi, per una realistica ricerca della felicità sostenibile, è essenziale partire dalla individuazione dei Sogni Creatori realmente condivisi in Azienda. Sogni Creatori da declinare nei suoi preliminari passi: progetti, obiettivi, visioni.
Ognuno deve trovare la propria "fitness" cognitiva in tali strutture cognitive aziendali, essendo l'Azienda stessa un superiore Sistema Cognitivo che connette tutti gli stakeholders.
Soltanto Persone che partecipano consapevolmente a un comune Sogno Creatore possono creare valore proattivamente e creativamente - la massima ricchezza di un'Azienda avanzata!
Contesto operativo di un Motivatore / Chief Happiness Officer / Manager della Felicità
Ogni verità, legge, funzione è valida soltanto nel contesto nel quale viene definita e applicata - al di fuori, crea danni!
Un(a) Chief Happiness Officer / Manager della Felicità può essere molto efficace per la "Felicità" aziendale, ossia per il benessere operativo, gestionale ed economico (bottom line), soprattutto in contesti di competenze complesse, ossia contesti che richiedono alle Persone di evolvere continuamente per adattarsi a sempre più rapidi e imprevedibili (quindi complessi) cambiamenti del mercato, delle tecnologie, delle normative.
Tali Persone, quando non sono sostenibilmente felici, non potranno avere quel surplus di energie cognitive e fisiologiche necessarie per essere persistentemente proattive, creative e realizzative, sprecando così il loro enorme potenziale di valore aggiunto assolutamente necessario per una sana economia della felicità sostenibile. Il vero vantaggio della felicità sostenibile consiste proprio nella accresciuta produttività e realizzazione di idee che solo questo surplus di energie cognitive e fisiologiche può permettere.
Inoltre tale vantaggio si traduce anche in minore turn-over di talenti e di personale qualificato, con minori oneri e inefficienze nella gestione del personale
E' importante infine sottolineare che il contesto nel quale tali Persone devono poter lavorare è, sempre più spesso, caratterizzato da notevole complessità, ossia scientificamente connotato da: imprevedibilità, continui cambiamenti di scenari, emersione di aspetti non immaginati anche pochi anni prima e soprattutto... sorprese!
Chi è un Motivatore / Chief Happiness Officer / Manager della Felicità
Sii il cambiamento che vuoi vedere in Azienda - parafrasando Mahatma Gandhi
Per indurre Persone con Competenze complesse a partecipare proattivamente a un comune Sogno Creatore, o Sfida, aziendale, non basta che il Manager della Felicità Sostenibile sappia cosa fare ma deve avere vissuto sulla propria pelle lo specifico know-how (sapere come) applicato nel contesto aziendale da "curare", altrimenti si creano reazioni negative nei confronti persino di ottimi consulenti esterni (docenti, psicologi, counselors, coaches, psicoterapeuti, formatori...) che però non hanno mai vissuto personalmente la realtà aziendale..
Al fine di "essere il cambiamento" e diventare così un esempio pragmatico dei cambiamenti culturali e cognitivi da indurre, occorre avere già "mangiato, bevuto, respirato" un contesto aziendale. D'altra parte, chi ha invece vissuto a lungo in ambiti aziendali, per poi convertirsi al Counseling in ruoli di Counselor o di Coach, mostra spesso di non aver "mangiato, bevuto, respirato" conoscenze scientifiche molto recenti di scienze cognitive, di memetica, di neuroni specchio, di sistemi complessi e frattali, di teoria dei giochi, di spiritualità bio-fisica al fine di comprendere a fondo le più sottili, bio-fisiche, Connessioni tra i Sistemi Cognitivi di ciascuna Persona e quella della stessa Azienda.
Questo/a "Chi" non avrà quindi un suo "segreto della felicità" da inoculare in tante Persone impegnatissime nei loro quotidiani compiti, ma deve sapere come farla emergere da un contesto aziendale che è (anche) un "Sistema Cognitivo" costituito dalle Connessioni complesse e molto dinamiche di Persone, Funzioni, Competenze e Stakeholders interni ed esterni. Questo/a "Chi" sarà una sorta di "musicista" che sa come e quando far vibrare certe "corde" cognitive, comunicative, operative, procedurali al fine di far spontaneamente risonare analoghe "corde" nelle Persone.
Le Persone più adatte a tale ruolo di CHO/MdF devono sapere come applicare le fondamentali scoperte più recenti delle Scienze Cognitive:
- neuroni specchio (scoperti dall'italiano Giacomo Rizzolatti)
- memi (metaforicamente, "virus mentali"; teorizzati per primo da Richard Dawkins)
- libero arbitrio (con gli studi illuminanti di Benjamin Libet)
No competenze di (almeno) Scienze Cognitive...? No Chief Happiness Officer / Manager della Felicità!
Le Persone più adatte a tale ruolo devono, inoltre, avere una solida Cultura della Complessità: devono avere ben presente cosa sia un contesto complesso e come agire e relazionarsi in esso sulla base di nuove e scientifiche Competenze Complesse necessarie per una moderna competizione, ossia:
- saper immaginare (non prevedere!) scenari possibili prima e meglio di altri;
- saper "cavalcare" (non prevedere!) scenari, eventi, situazioni, cambiamenti sempre nuovi.
La moderna Competizione si vince con Competenze Complesse, con una Complex Leadership.
Qual è la Dark side of the moon di questo approccio...? L'onere, la difficoltà, il tradizionale rischio di insuccesso è di voler costruire qualcosa di nuovo (fase construens) trascurando la sana e necessaria fare destruens, ossia: rimozione, potatura, bonifica di schemi obsoleti, o persino dannosi, che vincolano, bloccano, disperdono energie positive e costruttive.
Allora sì! che l'Azienda diventerà un coerente e risonante "coro" di complesse Competenze ben focalizzate al Sogno Creatore, alla Sfida, alla Felicità Sostenibile aziendale. E, soltanto così, vincere!
Se credi che io posso aiutarti, contattami (nicola.antonucci@complexlab.it)
Ad maiora!
Nicola Antonucci
nicola.antonucci@complexlab.it