bollino ceralaccato

Finanza sull’Orlo del Caos – I : l’Analisi Fondamentale

Chiamami Nicola; come te, ho iniziato il mio viaggio nella complessità dei sistemi finanziari inconsapevolmente.

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Ero attratto dall’Economia e dalla Finanza per la loro apparente casualità, che sognavo di imbrigliare in criteri oggettivi per dare loro una sorta di Costituzione al Caso.  La mia formazione ingegneristica mi portò subito a cercare tale Costituzione nelle serie di dati di bilancio, di rapporti Prezzo/Utile e di innumerevoli altri indici economici pubblicati da giornali, riviste e pubblicazioni alle quali mi abbonai e nelle quali investî malamente i miei soldi.

Il continuo setaccio di dati economici, oltre al dispendio di tempo, comportava anche la loro interpretazione e, soprattutto, la correlazione di informazioni spesso contrastanti: alcune informazioni che interpretavo positivamente dovevano fare i conti con altre informazioni che interpretavo negativamente.

L’Analisi Fondamentale mi affascinava proprio per la sua ambizione di dare un ordine logico e quantitativo a tutti questi problemi, allo scopo di fornire anche un obiettivo altrettanto logico e quantitativo: il prezzo giusto di un titolo.

In questa fase, ero altrettanto affascinato da tutte quelle formule e modelli da Nobel (quali quelli di Modigliani-Miller, Black-Scholes, Markowitz, Sharpe) che dichiaravano di riuscire a zippare, attraverso pochi ed essenziali valori ben selezionati, tutti i dati economici in modelli estremamente semplici ed eleganti, capaci di rispondere a domande pratiche quali: “quanto vale un’impresa?” (Modigliani-Miller), “quanto vale la volatilità o il rischio?” (Black-Sholes, con la loro formula di valutazione delle opzioni), “cos’è un rischio?” (Markowitz, con il suo modello di ”portafoglio efficiente”), “quanto vale un’attività rischiosa?” (Sharpe, col suo modello CAPM – Capital Asset Pricing Model – di “equilibrio delle attività finanziarie”). Molto più recentemente, mi sono ritrovato ben vaccinato contro l’ultima di queste “formule da Nobel” (o quasi…) che ha invece sedotto schiere di banchieri e istituzioni finanziarie con la domanda: “esiste veramente i rischio?” (David Li, con la sua Formula di Correlazione d’Insolvenza).

 

Morale…

Banche e istituzioni finanziarie, oltre a ignorare le leggi dei sistemi complessi, sono oltremodo responsabili per aver diffuso una cultura economica classica fondata sulle citate  “Formule da Nobel”, che sottovalutano sistematicamente il reale rischio nei sistemi complessi e caotici.

La colpa, inoltre, risiede nell’applicare formule e teorie ignorando le approssimazioni esemplificazioni su cui sono basate.

Hanno mascherato a risparmiatori e investitori la vera natura della finanza che, in realtà, è molto più rischiosa di quanto ci facciano credere.

Tutti credevano (e credono ancora…) in  modelli deterministici, i quali, dall’input di dati oggettivi,determinavano in modo univoco l’output in termini di valori, rendimenti e rischi giusti – con ilpiccolo dettaglio di alcune approssimazioni e condizioni quali, per  citarne due, che “tutti gli investitori sono ugualmente informati” (ma quando mai!), o che “il prezzo del sottostante segue un moto browniano” (forse ancora “arabo” per te, ma tra poco ti sarà tutto chiaro).

Approssimazioni e condizioni fondamentali, ma… in quale realtà – quella accademica o quella operativa mia e tua?

Rendimento, rischio e valore giusti, ma… come e quando?

Ero abituato a sentirmi dire che i “valori giusti” (secondo l'Analisi Fondamentale) vengono “sicuramente” raggiunti, ma con percorsi casuali (come, appunto, un “moto browniano” o come un “random walk”, ossia una “camminata da ubriaco”) e, soprattutto, “nel lungo periodo”.  E che me ne faccio allora?

Da qui e ora al valore giusto, il titolo potrebbe oscillare in modo folle, con boom e crolli – mentre il mio cuore si fermerebbe certamente molto prima.

Da qui e ora, per arrivare al fatidico valore giusto, il titolo potrebbe impiegare anni, troppi anni. E “alla lunga…”, ci rammenta l’economista John Maynard Keynes (1883 - 1946), “…si muore!”.

Non intendevo diventare un “cassettista” che si comporta come un giocatore di roulette, per il quale la probabilità di uscita del numero 13 aumenta dopo un gran numero di lanci sfavorevoli. Così ragionano coloro che non conoscono neanche i fondamenti del Calcolo delle Probabilità.

Ti sembrerà paradossale, ma la probabilità che esca il numero 13 (oppure una certa faccia del dado, oppure un certo numero del lotto) non cambia mai - è sempre lo stesso, indifferente alla storia passata.

Ecco cosa rovina chi punta e rilancia su “numeri ritardatari” che devono assolutamente uscire, ovvero su titoli sottovalutati (o “ipervenduti”) che devono riprendersi.

Il cassettista che s’affida al “target corretto” individuato da analisti-veggenti, con l'ausilio o meno delle sopravvalutate “Formule da Nobel” citate, si pone in una situazione molto più pericolosa dei giocatori di roulette, di carte o di dadi.  Questi ultimi, almeno, affrontano sistemi casuali, quindi probabilistici, con specifiche e semplici leggi – che però spesso ignorano (distribuzioni normali o “gaussiane”, indipendenza della sequenza, deviazione standard – concetti che vedremo in tappe successive).

I cassettisti, invece, affrontano ancora più inconsapevolmente sistemi complessi o caotici che non hanno leggi probabilistiche, e sono persino quasi-prive di leggi (capiremo presto quali leggi-minime abbiano e come sfruttarle).

Essi affrontano quindi l'oceano, imprevedibilmente tranquillo o tempestoso, con l'unico supporto di un faro molto, troppo, lontano: il “target price” degli analisti finanziari.

E lo affrontano con la presunzione dell’approccio “laplaciano” (dal matematico e fisico P.S.  Laplace 1749 – 1827), ossia: conoscendo bene tutte le informazioni e le condizioni di partenza, allora la traiettoria, la rotta o il futuro sono altrettanto conoscibili.

Ai tempi del mio innamoramento per l’Analisi Fondamentale, ossia fino al 1984, ignoravo la preziosa Teoria della Complessità e del Caos, e soprattutto la semplice “Mappa di Feigenbaum” (1975, dal matematico Mitchell Feigenbaum che ha individuato le “costanti di Feigenbaum” caratteristici di tutti i fenomeni complessi) estremamente utile per comprendere tutti i concetti di tale Teoria nata negli anni ’60.  Con essa capirò, alcuni anni dopo, come, perché e fin dove l’Analisi Fondamentale poteva funzionare, e quanto le “Formule da Nobel” fossero semplicemente sbagliateper via delle approssimazioni e delle condizioni irrealistiche.

Avevo da poco completato la mia formazione ingegneristica e iniziai quindi a studiare i titoli e la finanza in genere come un “Sistema”.

I Sistemi sono generalmente considerati deterministici e prevedibili, purché se ne conoscano le leggi e le equazioni.

Così Galilei, Newton, Einstein, i politici, gli economisti, gli imprenditori e i sociologi vedevano il mondo fino all’avvento della Teoria della Complessità, che provocò ben 3 traumi alle Scienze tradizionali – ma non te li svelo ancora.

Ed è così che io interpretavo, influenzato dall’Analisi Fondamentale, i sistemi finanziari, prima di essere anch’io traumatizzato al cubo dalle nuove scoperte scientifiche.

Peccato che l’intuizione geniale di J.H. Poincaré (matematico e, fisico, 1854-1912), che comprese esattamente tali traumatiche verità già nel 1908, venne completamente rimossa da una intera generazione di scienziati ancorata alle precedenti “verità”. Solo morendo (come disse il grande fisico Max Planck – vedi riquadro), tale generazione lasciò finalmente spazio a una nuova generazione di scienziati pronti a setacciate le vecchie verità per scoprire nuove e preziose gemme scientifiche.

Peccato… Poincaré avrebbe risparmiato a me e a tanti investitori fondamentalisti molte amare perdite, soprattutto durante lo sboom seguito al boom borsistico italiano degli anni 1984-1985!

 


IMPORTANTE:
Per chi fosse ad approfondire i molteplici aspetti della Complessità applicata alla Finanza e delle sue ripercussioni sulle visioni tradizionali della Finanza (“Random Walk”, Analisi Fondamentale, Analisi Tecnica, ecc…), ecco il link al mio Corso online  “La Teoria del Caos applicata ai mercati finanziari”:

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Ad maiora!

Nicola Antonucci

Nicola Antonucci

  • Azienda: ComplexLab
  • Posizione: Founder
  • Città: Milano
  • Cell: +393488558073
  • Email:nicola.antonucci@complexlab.it
  • Competenze:
    • ComplexLab Srl
    • Finanza - Deflazione / Deflation, RoboTrading
    • Facility Management
    • Complessità / Complexity
    • Motivatore aziendale & Fluitore Memetico

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